Nel precedente articolo abbiamo scritto della vicenda della pdl in Veneto e della legge regionale recentemente approvata in Friuli Venezia Giulia, atte a favorire la promozione della birra artigianale locale.

Ma il fermento legato a questo settore e la volontà delle varie regioni di creare dei movimenti locali autonomi e riconosciuti, ha inizio già nel 2010, quando nascono i primi consorzi di birrifici.


Vediamo cosa è successo da nord a sud del paese, dal Trentino alla Campania.


Il network alto-atesino

Bisogna tornare a novembre 2010 per veder nascere il primo network di microbirrifici altoatesini.

Al momento della creazione, il network contava 8 microbirrifici: Ca’ de Bezzi e Hopfen a Bolzano, il Martinerhof di San Martino in Passiria, il Gasslbräu di Chiusa, il Brückenwirt di San Leonardo in Passiria, il Pfefferlechner di Lana, il Rienzbräu di Brunico e il Sachsenklemme di Fortezza.

Gli obiettivi erano due:

  • promuovere il consumo di birra non solo come bevanda ma anche come ingrediente vero e proprio in cucina;
  • riduzione della filiera di produzione. Esigenza legata alla necessità di dipendere meno possibile dall’importazione delle materie prime dalla Germania.

Il motto della neonata rete di birrifici artigianali recitava “Di tutte le cose salutari che ci sono nel mondo, la birra è la più piacevole”.

 


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L’esperienza di A.BI Campania

Si concretizza in Campania nell’ottobre 2012, da un progetto nato almeno due anni prima, l’A.BI. Campania associazione che attualmente riunisce otto microbirrifici della regione e che come recita il loro sito, ha come obiettivo “rafforzare il network della birra campana e creare un brand comune, promuovendo la birra artigianale e facendo cultura nel territorio regionale e nazionale attraverso numerose iniziative”.

I birrifici associati sono Aeffe, Birrificio dell’Aspide, Birrificio Karma, Birrificio Maneba, Maltovivo, Birrificio Irpino, Birrificio Sorrento ed il Birrificio Serro Croce mentre la presidenza è affidata a Giuseppe Schisano, del birrificio Sorrento.

La squadra iniziale era composta da 7 microbirrifici ed una malteria, l’Agroalimentare Sud con sede a Potenza ma utilizzatrice del malto campano.

Hanno partecipato alla nascita del consorzio, grossi nomi quali Assobirra, l’Assessorato all’agricoltura della Campania, Coldiretti e Slow Food Campania.

Oltre alla promozione della birra artigianale regionale, l’associazione si proponeva anche di coinvolgere gli imprenditori agricoli, le malterie e le cooperative regionali produttrici dei cereali necessari alla produzione della birra.

In un’ intervista riportata sul blog di Luciano Pignataro, il presidente di A.BI. Campania Giuseppe Schisano, rivela l’obiettivo più ambizioso dell’associazione :”…rafforzare la cultura della birra nella nostra regione realizzando birre intimamente legate al territorio. Per questo, il prossimo progetto dell’associazione sarà la realizzazione di una birra ‘made in Campania’, prodotta in collaborazione con tutti i soci e realizzata solo con materie prime di origine regionale.”


Tornando ai giorni nostri, come successo per il network sudtirolese, nemmeno A.BI. Campania sembra aver lasciato il segno.  A giudicare dal loro sito – al momento non più attivo – le attività anche qui sembrano in “standby”.