E’ un ottimo momento per il mondo della birra artigianale ed i numeri sulla diffusione dei microbirrifici in Italia sono incoraggianti.
I dati 2015 riportati dal sito microbirrifici.org, parlano di circa 959 microbirrifici attivi.
Il 2016 ha visto aumentare questi numeri, superando i 1000 birrifici, dati che considerano anche le categorie brewpub e beer firm, per una produzione che si attesta sulle 7600 etichette.
Nonostante la realtà dei microbirrifici sia di recente affermazione, la portata di questa componente dell’agroalimentare italiano, ha assunto le dimensioni di un fenomeno sociale destinato ad incidere, sia sul piano economico, che su quello dei costumi. E se in termini di consumi, l’Italia è agli ultimi posti in Europa, la situazione cambia se si guarda alla produzione. In questo caso il nostro Paese, scala diverse posizioni e si “piazza” ad un dignitoso decimo posto.
Microbirrificio o brew pub?
Partiamo dalle definizioni.
Per microbirrificio si intende un’attività che ha il proprio impianto, produce e imbottiglia la birra e la vende a partner esterni come pub, ristoranti e negozi.
Il microbirrificio agricolo prevede la produzione di birra con materie prime, ad esempio l’orzo, provenienti da azienda agricola già esistente. Queste tipologie di microbirrifici, presentano agevolazioni dal punto di vista fiscale ma costi elevati per quanto riguarda gli specifici processi produttivi (DM 212/2010)
Il brewpub invece produce la birra nel proprio impianto ed ha un locale direttamente collegato in cui venderla.
Sicuramente investire in un brewpub può risultare maggiormente impegnativo visto che entra in tal caso anche la gestione del locale per la mescita.
La beer firm è invece un’attività rivolta a chi si occupa di apporre un brand alla birra prodotta da terzi presso i loro impianti.
Esperienza e studio sono punti di partenza
Per aprire un microbirrificio, non è obbligatorio avere un titolo di studio anche se non è una buona idea partire senza un pò di esperienza. Ecco un articolo del Sole24ore che spiega dove è possibile studiare per diventare mastrobirraio.
Quanto costa aprire un microbirrificio?
Prendiamo ad esempio un impianto di piccole dimensioni che permette di produrre circa 1.000 ettolitri annui.
Secondo Filippo Terzaghi, direttore di Assobirra, l’investimento iniziale si attesta intorno ai 200mila euro, di cui circa seimila dedicati alle sole spese di costituzione e allaccio delle utenze.
Le voci di spesa da considerare sono diverse, per comodità dividiamole in:
- beni “immateriali”, come spese di costituzione, consulenze e allacciamento ai servizi (idrico, elettrico ecc.)
- beni “materiali”, come acquisto o fitto del capannone, l’acquisto degli impianti di produzione, linee per imbottigliamento, materie prime, altro materiale necessario alla produzione.
Per quanto riguarda gli impianti di produzione, è consigliabile rivolgersi all’usato, magari acquistando da aziende che sono in fase di rinnovamento. Per abbattere i costi potete anche pensare di rimandare l’acquisto di una linea di imbottigliamento automatizzata, partendo dall’imbottigliamento manuale.
Birra, burocrazia e accise
Produrre birra, comporta non pochi adempimenti burocratici.
Tralasciando quelli che riguarderanno eventuali oneri per la gestione del personale dipendente, che sono analoghı a quelli richiesti per altre attività aziendali, un microbirrificio richiederà certificazioni sanitarie necessarie per attestare la salubrità dei locali e il rispetto della normativa in materia di sicurezza sul lavoro, con riguardo agli impianti utilizzati. Si dovrà quindi ricevere autorizzazione dalla locale Arpa, che certificherà l’idoneità degli impianti.
Accanto alle autorizzazioni vi sono poi gli obblighi fiscali inerenti la gestione ordinaria del microbirrificio.
Il tempo medio stimato, da impiegare per adempiere agli aspetti burocratici è di almeno 40 minuti al giorno più un intero giorno la settimana, spiega Terzaghi.
Per quanto riguarda la questione accise, l’obbligo di telematizzazione delle accise , è in vigore dal primo gennaio 2015.
Marketing efficace e alta qualità come armi vincenti
Alla luce di queste considerazioni, è possibile affermare che aprire un microbirrificio sia un’idea vincente? Bene, la risposta è “Dipende. E anche molto.”
Il consumo di birra artigianale sembra destinato ad aumentare visto che oltre a crescere l’offerta, aumenta anche il numero di appassionati che preferiscono questo prodotto alla classica birra industriale. Senza tralasciare il fatto che all’estero il “vero” made in Italy continua a rappresentare un bel valore aggiunto. Quindi parliamo di un mercato potenzialmente vastissimo nel quale occorre conquistare e fidelizzare il palato del consumatore ad un determinato gusto. Portarlo a scegliere quel prodotto fra i tanti presenti sul mercato.
Dall’altro lato va considerato che la gestione di un microbirrificio non porta a grossi guadagni ma sicuramente comporta un notevole impegno in termini di lavoro e risorse. Si tratta di una realtà in cui la produzione deve affiancarsi ad una buona attività di marketing per non rischiare che il proprio prodotto, si perda tra le centinaia di alternative presenti sul mercato.
La strada quindi non è semplice come sembra, bisogna andare oltre l’entusiasmo iniziale dettato dai dati sul settore. Le variabili sono moltissime e l’investimento iniziale è piuttosto impegnativo.
Se però questo è il vostro sogno, prendete in considerazione l’idea di aprire un microbirrificio. Importante è che a muovervi sia la passione, la voglia di sperimentare e la ricerca di un prodotto dallo standard di qualità sempre più alto.