Il 24 novembre scorso, è stato approvato alla Camera l’emendamento alla Legge di Bilancio, circa la riduzione delle accise sulla birra.

Nonostante il lungo confronto avutosi negli scorsi anni tra politica, produttori, associazioni di settore e nonostante tutti gli emendamenti presentati, che lasciavano ben sperare in un’agevolazione importante sul tema accise, questa riduzione viene letta dal comparto della birra artigianale, più come una beffa che come una vittoria.


Soli due centesimi

La riduzione infatti prevede la diminuzione dell’accisa da euro 3,04 a 3,02 per ettolitro e grado plato.

Secondo UnionBirrai, associazione nata a tutela della birra artigianale, questo si tradurrà in un risparmio medio di soli 300 euro l’anno per azienda ed a godere maggiormente di questa riduzione saranno solo le industrie, che lavorando su grossi quantitativi, potranno rilevare un sostanzioso risparmio.


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L’Europa sembra più lontana

Una riduzione così piccola, si discosta ancor di più dalla speranza di una piena ricezione della direttiva europea 92/86 “relativa all’armonizzazione delle strutture delle accise sull’alcole e sulle bevande alcoliche” che prevede la possibilità di scaglionare l’accisa in base alla produzione annua, favorendo così concretamente i piccoli produttori.

L’unica speranza, supportata anche dalle parole di Pier Paolo Baratta, sottosegretario all’Economia, è che il passaggio dell’emendamento in Senato permetta una revisione seria, che preveda misure specifiche a favore dei microbirrifici.

Lo scontento nel mondo della birra artigianale è grande: associazioni, appassionati e produttori sono comprensibilmente delusi dai risultati raggiunti.

Il tavolo delle trattative rimane quindi aperto e la battaglia per il riconoscimento della birra artigianale, che ha mosso i primi passi con il DDL 1328-B (qui l’articolo dedicato) sembra tutt’altro che conclusa